ACCADE OGGI – Marco van Basten, il Cigno di Utrecht, compie oggi 60 anni. Mito e leggenda dell’Ajax e del Milan che il calcio ha smesso ammirare troppo presto.
Il 31 ottobre 2024, Marco van Basten compie sessant’anni. Sessant’anni per un uomo, forse, sono solo una tappa, ma per una leggenda come lui rappresentano anche l’occasione per celebrare una vita straordinaria, segnata da trionfi e sacrifici. Van Basten non è stato solo un calciatore: è stato l’incarnazione di un’idea di bellezza sportiva che ha attraversato decenni e generazioni. Dall’Ajax al Milan, dai campi olandesi alle finali europee, il Cigno di Utrecht ha portato il calcio a nuove vette di grazia ed eleganza. A sessant’anni dalla sua nascita, la sua eredità è più viva che mai, e il suo mito continua a ispirare chiunque ami questo sport.
Siamo negli anni Ottanta. In un’epoca in cui il calcio in Europa e nel mondo vive una delle sue stagioni più splendenti. Dal Paese dei mulini a vento e dei tulipani esce un ragazzo alto, magro, e con un talento cristallino. Siamo in Olanda, e quel ragazzo si chiama Marco van Basten.
Marco nasce a Utrecht il 31 ottobre 1964, figlio di una nazione che ha regalato al calcio fuoriclasse come Johan Cruijff e innovazioni come il calcio totale, quello stile di gioco che ha rivoluzionato il pallone tra gli anni Settanta e Ottanta. Van Basten cresce ispirato dai giganti che lo hanno preceduto, e da giovanissimo inizia a far parlare di sé per una qualità che in campo è un dono raro: la capacità di combinare potenza, eleganza e precisione.
L’esordio e l’ascesa del Cigno di Utrecht
La sua carriera da professionista inizia nell’Ajax, una delle squadre più leggendarie d’Olanda. È il 3 aprile 1982: un giovane Marco, che ha appena diciassette anni, esordisce in prima squadra e lo fa sostituendo proprio Johan Cruijff, che stava rientrando in patria dopo l’esperienza in Spagna. Fin da quel primo passo, van Basten dimostra di avere un tocco speciale. Si muove con agilità, come un airone che sa di poter dominare il campo con la sua apertura alare, ma al contempo possiede una freddezza e una precisione che incantano.
Durante gli anni con l’Ajax, van Basten vive una vera e propria esplosione di talento. Tra il 1982 e il 1987 segna una valanga di gol – ne mette a segno 128 in appena 133 partite di campionato! – e vince quattro campionati e tre coppe nazionali. Ma la sua consacrazione avviene nel 1986, quando conquista la Scarpa d’Oro europea come miglior marcatore continentale. Soprattutto, mostra un repertorio che va dal gioco aereo perfetto alle punizioni chirurgiche, passando per un controllo di palla e un’intelligenza tattica che lo rendono un attaccante completo.
L’arrivo al Milan e il sogno italiano di van Basten
A ventitré anni, Marco è già una star. E come tutte le stelle, ha bisogno di brillare nel firmamento più grande. La chiamata arriva dall’Italia, dove il Milan di Silvio Berlusconi sta mettendo in piedi una squadra destinata a fare la storia. In quel 1987, insieme a lui arrivano anche altri due olandesi, Ruud Gullit e Frank Rijkaard, con i quali formerà il trio olandese che guiderà il Milan verso una nuova era. Van Basten si trasferisce a Milano, dove il calcio è vissuto come un’arte e un rituale, e dove ogni domenica San Siro si riempie di migliaia di persone.
Le cose però non iniziano bene. I primi anni in Italia sono segnati da una serie di infortuni alla caviglia, che gli impediscono di giocare con continuità. Ma quando van Basten è in campo, la sua classe è inconfondibile. Una volta superati i problemi fisici, mostra al mondo tutto il suo repertorio, guidando il Milan a vittorie ineguagliabili.
Arrivano due Coppe dei Campioni (1989 e 1990), due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali. Ma Marco non è solo un grande realizzatore, è un leader tecnico, un atleta capace di ispirare i compagni con la sua forza mentale e la sua visione di gioco.
In questo periodo, gli appassionati di calcio di tutto il mondo vedono un giocatore che sembra più un danzatore che un centravanti, capace di segnare gol impossibili. Memorabile, ad esempio, il suo colpo al volo contro la Germania Ovest nella finale degli Europei del 1988, un tiro impossibile per molti, ma non per lui, che insacca con una precisione millimetrica da un angolo strettissimo. Questo gol viene spesso ricordato come uno dei più belli della storia del calcio.
La parabola discendente e il triste epilogo
Ma il corpo, si sa, ha i suoi limiti. E nonostante la sua volontà ferrea, Marco deve fare i conti con un dolore che non lo abbandona mai. La caviglia destra, operata più volte, diventa il suo tallone d’Achille. Dopo l’ennesimo intervento chirurgico e continui tentativi di recupero, Marco si arrende e decide di lasciare il calcio giocato nel 1995, a soli trent’anni.
È un addio che lascia un vuoto nel cuore dei tifosi e nel mondo del calcio. Marco van Basten avrebbe potuto regalare ancora molti anni di magia, ma il suo corpo non glielo ha permesso.
Il ritorno come allenatore e la filosofia del gioco
Dopo il ritiro, però, Marco non abbandona il calcio. Si reinventa come allenatore e prova a trasmettere ai giovani i valori e l’eleganza che lui stesso incarnava. La sua carriera da tecnico passa dall’Ajax e dalla nazionale olandese, ma il suo ruolo è spesso quello di un mentore, di una figura di riferimento che riesce a ispirare con il suo vissuto.
Non cerca la gloria, ma vuole lasciare un’eredità. La sua filosofia è semplice: il calcio è prima di tutto passione, creatività, ma anche rispetto per se stessi e per gli altri.
L’eredità di van Basten: il segno di una leggenda
Oggi, Marco van Basten è considerato uno dei più grandi attaccanti di tutti i tempi, e non solo per i suoi trofei. Rappresenta quel tipo di giocatore che non si limitava a vincere: esprimeva un’idea di calcio totale, fatta di eleganza e poesia, di forza e intelligenza. Quando pensiamo a lui, non pensiamo solo ai gol e ai titoli, ma a un’idea di bellezza sportiva che va oltre le statistiche.
Il suo impatto è stato immenso, e ancora oggi, a sessant’anni, Marco van Basten è un punto di riferimento, un uomo che ha fatto sognare generazioni di tifosi e che ha segnato la storia del calcio con la sua umanità e il suo talento. E mentre le immagini dei suoi gol continuano a essere proiettate nelle menti di chi ama il calcio, van Basten resta, come i grandi, un’icona senza tempo.
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