La bambina e la città: i piccoli gesti che migliorano il mondo

La bambina e la città: i piccoli gesti che migliorano il mondo

ITALIA – La copertina de La bambina e la città potrebbe far pensare a un racconto su Cappuccetto rosso. Con la celebre favola invece ha poco a che spartire, soprattutto per la morale della storia.

Quando ho finito di leggere La bambina e la città mi sono ricordata un modo di dire inglese: non giudicate un libro dalla copertina. Senza sfogliare il racconto, il disegno della bambina inizialmente mi aveva portato a pensare: sarà un’altra versione di Cappuccetto Rosso… Con i libri per bambini, però, non si può mai sapere. Attratta dalle incantevoli illustrazioni del macedone Vane Kosturanov, sono andata oltre e ho cominciato a leggerlo.

bambina e citta
Illustrazione di Vane Kosturanov

La trama è molto breve e della favola più famosa mantiene solo la bambina, il lupo e il bosco.
Non ci sono figure rassicuranti come la mamma, la nonna o il cacciatore e questo mi fa pensare a una bambina forse sola ma che non ha bisogno di adulti che la proteggano. Nonostante il grigiore della città, infatti, non si avverte un senso di pericolo e le riflessioni della bambina rivelano solamente una certa tristezza. Anzi: più che tristezza, si tratta di semplice noia (che forse però è l’anticamera della malinconia?).

Pur vivendo in una città, alla bambina viene spontaneo pensare che la noia sia lo stesso motivo per cui “personaggi” allegri come il sole o le farfalle non si vedano mai dalle sue parti. Questa riflessione fa subito capire che la sua attenzione e il suo interesse sono rivolti prima di tutto alla natura. Con un filo di commiserazione, prosegue così i suoi ragionamenti:

«Ci sono sempre troppe persone in questa città, eppure sembrano tutte così sole».

In una solitudine che la accomuna agli altri, mentre galoppano i suoi pensieri si muovono anche le sue gambe, forse in un inconscio desiderio di evadere da quella situazione, o forse semplicemente perché i bambini non stanno mai fermi. Cammina, cammina, la bambina non vede più la città e si trova davanti a una grande foresta.
Solitamente il bosco nelle fiabe è fonte di ansia, ma in questo caso l’illustratore lo dipinge con toni caldi e freddi ben calibrati fra loro, che nel complesso rimandano a una sensazione semplicemente di bellezza. Così dev’essere lo stato d’animo della protagonista, tanto che nemmeno l’apparire del lupo e il suo ringhiare la spaventano.

Illustrazione di Vane Kosturanov

La calma dell’una coglie alla sprovvista l’altro e in un attimo i due diventano amici e confidenti. Le parole della bambina non sono più un monologo ma diventano un dialogo. Di nuovo emerge il tema della natura, della pace che essa infonde nell’animo ma questa volta vissuta in prima persona e non più solamente vagheggiata, come in città. La bambina, prima ancora di essere una persona, è un essere vivente, così come lo è il lupo e la natura che li circonda. La serenità che prova deriva dalla consapevolezza di far parte di un unico, grande organismo vivente.
Questo (ri)trovato benessere fa germogliare nella protagonista un’idea, che immediatamente mette in pratica: portare con sé una piccola pianta, così da risollevare le sorti della grigia città e dei suoi tristi abitanti.

Illustrazione di Vane Kosturanov

Dalla Macedonia alla Francia

Se si potessero stabilire parentele fra i personaggi dei libri, direi che la bambina è la nipote di Elzéard Bouffie, il pastore descritto nel libro L’uomo che piantava gli alberi, di Jean Giono. Di circa cinquant’anni, è in un momento diverso della sua vita, rispetto a quello della bambina e non ha in animo di abitare in città. Conduce una vita sobria, solitaria e serena in una valle vicino alle Alpi, in Francia. Dopo il pascolo, il suo tempo lo dedica tutto a selezionare meticolosamente le ghiande sane e a piantarle nella valle, per far crescere delle querce. Il motivo? «Aveva pensato che quel paese sarebbe morto per mancanza di alberi.» Si può dire quindi che entrambi i personaggi siano sullo stesso sentiero, seppur con tempi diversi.
Il lieto fine nella favola di Kosturanov è d’obbligo e suggella la bontà dell’idea. Ciò che era germogliato e che la bambina ha annaffiato con il suo impegno, fiorisce in una città colorata e viva come il bosco che l’aveva accolta.

La Biblioteca degli Alberi Milano (BAM)

I progetti di Elzéard Bouffie e della bambina sembrano prender forma a Milano

Se anche voi avete il “cuore verde”, vi consiglio di trascorrere un po’ di tempo alla Biblioteca degli Alberi Milano (BAM). Si tratta di un parco pubblico inserito nel progetto di riqualificazione urbana dell’area di Porta Nuova. Il grande giardino si estende su una superficie di 10 ettari e comprende oltre 100 specie botaniche, 500 alberi e 135.000 piante. Inaugurato nel 2018, lo spazio accoglie attività culturali, organizzate dalla Fondazione Riccardo Catella, volte a migliorare la qualità della vita delle persone. L’impegno profuso ha portato quest’anno BAM alla vincita del premio Urban Regeneration and Public Spaces al Dubai International Award for Sustainable Development. Le richieste di candidatura per il premio, assegnato nel corso del World Government Summit 2024, erano state 2.600, provenienti da 144 paesi.
Insomma: un parco pubblico con una marcia in più.

Tornando a parlare del libro

La favola è stata scritta e illustrata da Vane Kosturanov, un artista di Strumica, città nella Macedonia del Nord. È vincitore di numerosi premi e i suoi libri sono tradotti in più lingue.
Il libro esce per Edizioni La Linea, casa editrice nata a Bologna nel 2010. Il loro catalogo prevede sia letteratura per l’infanzia, sia materiale didattico per l’insegnamento dell’italiano per stranieri.

INFO

La bambina e la città di Vane Kosturanov
Edizioni La Linea
32 pagine
18,00

Arianna Finelli

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