Mind The Earth: Arte sui vagoni della metro A di Roma per raccontare l’ambiente 

Mind The Earth: Arte sui vagoni della metro A di Roma per raccontare l’ambiente 

ROMA – Da inizio maggio per 5 mesi, con Mind The Earth, i vagoni della metro arancione di Roma si trasformano. Diventano galleria d’arte per romani e turisti tra immagini, suoni e parole degli artisti di IRAE. 

Da maggio 2024 per cinque mesi, i vagoni di un treno della Metro A di Roma si trasformano in galleria d’arte itinerante con Mind The Earth. L’installazione site specific nata dalla progettualità  di Yourban 2030 e promossa dalla stessa no profit inspirata agli obiettivi dellAgenda 2030. Tutto in collaborazione con ATAC Roma, media partner HF4 communication.

Mind The Earth_Yourban 2030_ph. Ilaria Lagioia

Tra volti mutati, metamorfosi animali, piante dalla diversa natura, colori, suoni e immagini inusuali, la mostra viaggiante a cura diAngelo Cricchi e Valeria Ribaldi porta sui sedili, sui soffitti e sulle pareti del treno della linea arancione della capitale gli scatti e le immagini del progetto editoriale Irae con opere di Andreco, Matteo Basilè, Nicola Bertellotti, Giacomo Costa, Angelo Cricchi, Michele Guido, Agostino Iacurci, Shinya Masuda, Supinatra, Wu Yung Sen. 

mind the earth
Mind The Earth_Yourban 2030_ph. Ilaria Lagioia

Un viaggio in metro attraverso l’arte

Con la volontà di trasformare il viaggio in metro in unesperienza artistica ma anche in unoccasione di condivisione e riflessione sui temi della sostenibilità, Mind The Earth è una nuova intuizione di Yourban 2030 che unisce parole e immagini create da artisti, poeti e fotografi, il tutto accompagnato dalla colonna sonora di Marco Del Bene, Abissirae, album nato in occasione del terzo numero del progetto editoriale Irae, per dare voce agli abissi. 

Mind The Earth_Yourban 2030_ph. Ilaria Lagioia

“Con un gioco di parole che nasce dal londinese avviso mind the gap, in cui in questo caso si invita il passeggero a ‘far attenzione al pianeta’spiega la presidente di Yourban 2030 Veronica De Angelis.Mind The Earth nasce per restituire al grande pubblico e al territorio la riflessione, gli studi, i contributi artistici e le visioni delle tre edizioni di Irae”.

“200 pagine di arte contemporanea e fotografia, 200 pagine di ambiente sostenibilità. 200 pagine per riflettere sulla condizione del pianeta terra e del nostro ecosistema attraverso interventi di scienziati, visionari e artisti. Con Mind The Earth abbiamo deciso di portare al grande pubblico, al più inaspettato, questa narrazione fatta di foto. Immagini a volte provocatorie, e grafiche che circondano il passeggero nel suo viaggio”.  

mind the earth
Mind The Earth_Yourban 2030_ph. Ilaria Lagioia

Mind The Earth la mostra 

Entrando in metro il passeggero viene accolto da un mondo surreale di immagini dettagliatamente raffigurate. I paesaggi abbandonati di Nicola Bertellotti, quelli postatomici di Giacomo Costa, i macro mondi botanici di Michele Guido, le balenottere nelle cave  di Matteo Basilè, le  povere creature di Angelo Cricchi, gli animaletti degli abissi di Wu Yung Sen, le piante favolose di Agostino Iacurci, ed i tarocchi gastronomici di Shinya Masuda. Uno dopo laltro, uno accanto allaltro scorrono veloci ed accompagnano il viaggiatore in un viaggio, invitandoli a proseguirlo seguendo la più ampia narrazione di IRAE. 

Mind The Earth_Yourban 2030_ph. Ilaria Lagioia

La mostra è accompagnata da un QR Code che consente di ascoltare l’album del pluripremiato compositore italiano Marco Del Bene, dando così vita a un momento di condivisione collettiva, trasformando completamente il viaggio di turisti e romani in una inedita visita aumentatadi immagini e suoni, in cui incontrare arte, musica e scoprire con essi la richiesta di aiuto dei nostri oceani. Fino a pochi anni fa i viaggi quotidiani sui mezzi pubblici erano un momento di incontro e di nuove scoperte” spiega Marco Del Bene. “Con Abissirae i vagoni della metro si trasformano in un ambiente sonoro da condividere. L’ascolto di una stessa materia sonora, nello stesso momento può trasformare tutto ciò in un tempo di condivisione, in un ascolto collettivo e partecipato”.  

Steve Moss

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